Maneggiare numeri e passioni

I nuovi talenti di Esaote raccontano la loro esperienza nel programma e-generation.

Un’esperienza condivisa è un luogo, la delimitazione nel tempo e nello spazio di occasioni di relazione in cui è possibile far fiorire competenze e visioni di futuro. La nascita di un’Accademy in Esaote aveva proprio lo scopo di coltivare talenti, ma anche di creare gli innesti per nuove prospettive sia in chi già era in azienda, sia in chi avrebbe proposto la sua candidatura. Così è stato e quello spazio di scambio di curiosità, passione e confronti ha generato nuova partecipazione e un nuovo nucleo di menti creative dedicate alla ricerca e alla comunicazione dei prodotti del futuro.

Durante i sette mesi di e-generation 13 ragazze e 8 ragazzi, provenienti dagli atenei liguri, toscani, piemontesi, dal Politecnico di Milano e da quello di Torino, laureati in ingegneria Biomedica, Biotecnologie, Bio Ingegneria, Scienze dei materiali, Neuro Ingegneria, Fisica, Fisica nucleare, Fisica medica, Informatica, Matematica, sono riusciti a immergersi non soltanto nei processi organizzativi e industriali che sostengono l’innovazione di Esaote, ma sono riusciti a sperimentare da subito il mindset che da quarant’anni tiene unite le persone.

La cosa che mi ha più colpito dal primo giorno è stata la richiesta di non entrare in competizione per dare priorità alla collaborazione. Il discorso del CEO ci ha immediatamente rassicurati e ha creato un ambiente sereno tra noi. Non eravamo certi che saremmo stati presi tutti ma non era da escludere, questo ci ha messo in un’ottica di possibilità invece che di scarsità da conquistare” spiega Nicola Garibaldi, laureato in matematica applicata e oggi R&D Software Engineer nell’azienda, in cui ha portato la propria esperienza nell’utilizzo di algoritmi finalizzati all’elaborazione di immagini, imaging biomedico, trattamento numerico di equazioni differenziali, problemi inversi, con l’obiettivo principale di risolvere i difetti delle immagini e offrire nitidezza e precisione a chi dovrà interpretarle per fornire diagnosi.

“Si è creato un collante intergenerazionale maturato grazie alla possibilità di essere seguiti in maniera estremamente disponibile dai mentori, ma potendo contare tuttavia su una forte autonomia. Una condizione - sottolinea - che ha fatto circolare molta fiducia, tra le persone e nelle proprie potenzialità”.

Una sensazione condivisa da Martina Meggetto, che nel suo percorso di studi in biomeccanica ha fatto una tesi legata al design e la miniaturizzazione di sensori MEMS piezoelettrico (una ricerca oggi ancora in corso nell’Ateneo in cui si è laureata) e che oggi lavora nel team di ricerca MRI. Martina conferma la grande importanza di essersi formati in maniera del tutto spontanea e non solo teorica nella capacità di fare team.

Mi occupo degli aspetti di testing e in particolare testing del sistema e del software - racconta - l’Academy ci ha permesso di conoscere e lavorare in ruoli in parte diversi da ciò che avevamo studiato, come nel mio caso che ho studiato Biomeccanica, ma nel concreto non mi occupo di questo; ho potuto utilizzare le mie conoscenze acquisite durante gli anni di università in un ruolo nuovo, che magari non avrei mai preso in considerazione in una situazione differente dall'Academy perché non lo conoscevo”. Martina sta dunque approcciando anche una nuova modalità di focalizzazione, dal prodotto alla relazione.

Quello che mi piace di questo ruolo è la possibilità che mi dà di conoscere l’intero funzionamento del prodotto e di immedesimarmi in più punti di vista che ruotano intorno alla sua efficienza. È imprescindibile poter dialogare con chi è inserito nei vari punti del processo. Il periodo di Academy ci ha educato alla fiducia nell’esporre i nostri dubbi, a considerare l’errore una possibilità e la soluzione come un lavoro di gruppo, perché problemi e successi sono comuni”.

Gli fa eco Fabio Abitino, che sottolinea come un problema non sia mai individuale ma una sfida per tutti. “Abbiamo avuto la possibilità, durante la formazione, di fare dei brainstorming, ma è stato soprattutto osservando l’abilità di coordinarsi di chi era operativo in azienda, oltre al grande rispetto che abbiamo respirato sia nei nostri confronti, sia tra chi era già dipendente, che abbiamo acquisito, quasi per imitazione, queste indispensabili soft skills. Non era scontato trovare in un ambiente di lavoro tanta disponibilità e accoglienza; a volte siamo abituati a sistemi di gaming e di relazione più stressanti”.

Davide Paparella ha un percorso di studi in Computer Science, che gli ha consentito di sviluppare un importante background in informatica e programmazione che rientra nelle hard skills ricercate da Esaote per l’evoluzione dei propri prodotti. “Sono entrato nella selezione di partecipanti al percorso con un'esperienza lavorativa di tre anni e mezzo in una posizione che, prima che terminasse l’Academy, si è trasformata in occasione di lavoro a tempo indeterminato. Ho scelto di proseguire il percorso e-generation sia perché vedevo (e vedo) in Esaote la possibilità di fare un salto professionale, sia, soprattutto, per lo stimolo e l'accoglienza ricevuta fin dall'inizio dell'Academy”.

Lo stimolo di far parte di una grossa realtà e la serenità del clima di lavoro hanno fatto decidere a Davide di rischiare. Anche lui, come tutti i candidati prescelti, ha poi ottenuto la proposta di un contratto a tempo indeterminato in Esaote.

Tutte le aspettative sono state soddisfatte. Sono stato inserito nel team di sviluppo dove meglio posso dare il mio contributo e dove sono più a mio agio. Sono soddisfatto, perché questa posizione mi permette di imparare competenze nuove, che è quello che cercavo da un nuovo lavoro. Vorrei sempre mantenere lo stimolo e l'eccitazione di una nuova esperienza e Esaote, sia per il settore in forte evoluzione di cui fa parte, sia per la spinta all’internazionalizzazione e alla trasversalità di business che la caratterizza, me lo permette. Quello che mi fa piacere è che lo stesso slancio lo vedo immutato in alcuni colleghi che sono da più di cinque anni in Esaote e questo è il segnale che l’energia che proviene dall’ entusiasmo qui si rigenera e non si disperde”.

Clara Melchiori proviene dal Politecnico di Milano dove ha studiato Ingegneria Biomedica. Grazie ad un carattere solare e d’incontro oggi lavora come Women’s Health Clinical Specialist all’interno del team del Global MKT US. Si dice determinata nel conseguire i propri obiettivi che persegue mettendo in campo quelle che si riconosce come principali skills, cioè precisione e capacità organizzativa. “Ho avuto la sensazione di aver contribuito con queste qualità alla buona riuscita delle relazioni di team, che allo stesso tempo hanno accresciuto la mia consapevolezza sull’importanza di nutrire queste mie caratteristiche. Sono soft skills che ho potuto far maturare ulteriormente durante la formazione e che mi hanno sempre sostenuta nel portare avanti i progetti che mi venivano affidati.”

Gli aspetti esperienziali della formazione sono stati fondamentali per comprendere il contesto e le dinamiche di problem solving. “Ho imparato a gestire le situazioni di difficoltà, ponendomi davanti a nuove sfide ogni giorno. Sto accrescendo le mie conoscenze tecniche ed il mio inglese sta migliorando in maniera esponenziale, dovendolo usare quotidianamente. Nel futuro vorrei imparare ad essere sempre più autonoma nei progetti che mi vengono assegnati e ad essere sempre più proattiva, per percepirmi ed essere percepita come un valore aggiunto per l’azienda”.

Giorgia D’Amico è Project Engineer presso Ebit e si occupa dell’assistenza al medico nell’installazione e aggiornamento dell’applicazione. “Dobbiamo garantire flessibilità di utilizzo tenendo conto delle esigenze e di protocolli che cambiano da un ospedale all’altro. Maturare capacità di ascolto è una delle caratteristiche forse più importanti per cogliere le esigenze specifiche, ma ancora più importante è sapersi godere il clima di entusiasmo che si respira tra chi lavora con passione. Vorrei anch’io raggiungere quella capacità di trasmettere la passione che deriva dal proprio lavoro e che ho sentito arrivare a me in questi mesi da chi lavora in Esaote da tempo”.

Sono scosse di energia che arrivano tra colleghi vecchi e nuovi, ed è questa rigenerazione l’obiettivo principale del progetto di formazione.

Marika Loglisci ha una carica di empatia e un sorriso che mette subito a proprio agio gli interlocutori; per lei al primo posto ci sono gli aspetti collaborativi e tutto quello che aiuta a instaurare uno spirito solidale nel lavorare in team.

Appena arrivata in azienda, mi sono interfacciata con una realtà diversa da quella universitaria e, forse proprio per la presenza di task e tempistiche definite, mi sono scoperta come persona molto determinata e organizzata nel raggiungere gli obiettivi. Mi sono allenata a gestire più lavori in parallelo e ho acquisito padronanza in quello che si fa operativamente, tramite il training on the job o, meglio, quello che ormai si definisce learning by doing." spiega Marika che è laureata al Politecnico di Torino (anche lei in Ingegneria Biomeccanica) ed è tra le più giovani del gruppo. Oggi lavora nella divisione Ebit.

Spero che, col passare del tempo, possano rafforzarsi e migliorare, allo stesso tempo, le qualità e abilità maturate finora, portandomi ad avere più sicurezza e praticità nel ruolo che ricopro: mi piacerebbe maturare una preparazione tale da diventare figura di riferimento per i miei colleghi”.

Elisa Giampietri è ingegnere biomedico e oggi lavora per la R&D US Probes. “Le competenze che penso di aver portato con me in azienda sono sicuramente tecnico-scientifiche, basate sul mio background. In azienda sto oggi acquisendo nuove abilità relative alla gestione di progetti, che mi consentono di avere una visione globale e dall'alto dei vari prodotti. In questo modo posso conoscere e valutare tutte le sfaccettature possibili, dalle problematiche più semplici a quelle più importanti”.

La visione di Elisa per il futuro si inserisce perfettamente nell’ambiente creato in questi ultimi quarant’anni in Esaote, che è ormai, per tutte le persone che entrano nella sua orbita, una palestra per affrontare la complessità.

Spero di imparare a gestire e sbrogliare situazioni complesse sempre più in autonomia, pur sapendo di poter sempre contare su un team di lavoro che supporta competenze specifiche dal punto di vista tecnico”.

Ventuno ragazzi hanno iniziato un percorso insieme e oggi, insieme a colleghi più anziani di esperienza, lavorano per mettere a frutto la loro passione e la loro curiosità.

Mai come in questo momento - aveva dichiarato Franco Fontana alla partenza di e-generation - abbiamo bisogno di investire nelle giovani generazioni e dare un segnale positivo, di ripartenza e di speranza”.

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